Necessità di uno sviluppo spirituale dell’arte

Lo sviluppo della sfera spirituale è cosa assai complessa e difficile rispetto a quella materiale, a cui non va certamente confrontata.

Purtroppo con questo termine si accomunano un ampio spettro di attività e di personaggi che spesso hanno poco a che fare con la spiritualità. Niente è più evasivo e ambiguo di ciò che si definisce “spirituale”. Anche nella vasta onda new-age si assiste spesso ad una visione dello spirituale che finisce con l’essere un buon affare per pochi e un effetto placebo per tanti.

 

La sfera spirituale è la meno tangibile e più sfuggente della nostra esistenza, ma non la meno importante. Solo quando visualizziamo questa grande importanza che dedichiamo tempo, energie e denaro allo sviluppo spirituale.

 

Quando si prende consapevolezza della propria povertà e ignoranza culturale, emotiva, psicologica di fronte al mistero della vita può prenderci lo sconforto, un senso di vuoto, che sperimentiamo come non senso, come sentimento di finitezza senza scopo, ma è anche in questi punti focali che sentiamo la necessità di orientare la nostra vita verso la ricerca di un senso che vada oltre la morte.

 

Noi sappiamo che l’arte, non nelle modalità che comunemente si crede, ossia come permanenza del successo nel tempo, è uno strumento di senso, di trascendenza.

 

Ma chi ci insegna a vivere l’arte in questo modo?

 

Per quanto le vecchie generazioni stiano lasciando il deserto dietro di loro, perché la loro idea è lo sfruttamento di tutto fino a dissanguarne la fonte, sono allegoricamente dei vampiri, nonostante abbiano tenuto fuori le nuove generazioni dalla dialettica generazionale del superamento del vecchio per opera del nuovo, creando una sorta di cristallizzazione e irrigidimento sociale e culturale, che si sperimenta come una sorta di svuotamento energetico e culturale, la storia umana non è iniziata duecento anni fa, ma a saperli osservare abbiamo molti maestri.

 

Alcuni di loro sono artisti contemporanei che hanno vissuto l’isolamento, o si sono per coerenza interna auto esiliati, nella speranza di un cambiamento del senso sociale, altri ancora dei maestri antichi, ma crediamo che verrà dalle nuove generazioni il vero insegnamento.

Dobbiamo cambiare un atteggiamento, un sistema di credenze, che sia adeguato alle nuove generazioni che richiedono una forte e chiara connessione col profondo, con in vero, con il trascendente.

 

Se non vogliamo essere incastrati nel giro delle “vittime” e dei “carnefici”, crediamo che vadano trovate nuove e allo stesso tempo, vecchie e antiche, pratiche e atteggiamenti che tornino a guardare l’arte come qualcosa di sacro, qualcosa da curare e far crescere.
Sono sicuramente essenziali i finanziamenti e la partecipazione attiva delle persone, ma soprattutto è necessaria una forza impulsiva, che mobilizza, armonizza e fissi dei nuovi valori basati su una umanità non più divisa tra le dimensioni più sottili e spirituali e quelle materiali.

 

Sentire come imprescindibile dall’evoluzione umana il contributo dell’artista alla costruzione di una nuova società, significa predisporsi e dedicare sempre più energie allo sviluppo della spiritualità nell’arte - una nuova spiritualità non egemonica e superstiziosa - da intendere come possibilità di accesso ad una forza profonda e segreta che possa farci avanzare, o meglio, saltare in un’altra dimensione personale e sociale.

 

 

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